Le nuove relazioni con gli Usa? Una vittoria del popolo cubano

Intervista a Luciano Vasapollo

Luciano Vasapollo, referente per l’Italia insieme a Rita Martufi, della “Red en Defensa de la Humanidad”, è stato il latore di una lettera recapitata al papa sulla liberazione dei cubani deternuti in Usa. Alla luce dell’annuncio sulla riapertura delle relazioni diplomatiche tra Cuba e Usa e del ruolo del Vaticano, quella lettera assume un valore del tutto particolare. Vasapollo, professore di Statistica all’Università di Roma, è appena tornato dall’assemblea internazionale a Caracas della Red.

Che giudizio dai di questa nuova fase nei rapporti tra Usa e Cuba?
Innanzitutto esprimo a nome della “Rete in difesa dell’umanità”, il massimo livello di soddisfazione umana ma soprattutto politica e culturale per questa grande vittoria della rivoluzione cubana, del popolo cubano e del governo dell’Avana. Si apre una prospettiva di nuove relazioni internazionali. Siamo di fronte alla fine dell’infame blocco che di fatto dimostra di non aver prodotto nulla di rilevante e di utile, se non problemi e drammi.

Quale era il clima all’assemblea di Caracas?
Questi dieci anni della Red sono stati festeggiati con delegati e referenti provenienti da 35 paesi. Dieci anni in cui la battaglia per riportare a casa i cinque cubani detenuti in Usa è stata centrale. Una rivendicazione che rimane il simbolo di una grande battaglia dell’autodeterrminazione dei popoli, prima politica e poi anche economica. Nei lavori dell'assemblea abbiamo posto il nodo della guerra, dei pericoli di guerra che non diminuiscono certo, e dell’atteggiamento degli Usa verso gli stati canaglia. Vorremmo che questo concetto non esistesse proprio al mondo. Chiediamo uno sforzo in più al premio Nobel per la pace, Obama. Che si faccia portatore di un progetto di nuove relazioni internazionali multilaterali e non più unipolari.

I tuoi incontri al Vaticano?
Ho avuto il piacere e l’onore di essere stato ricevuto dagli ultimi due papi e a tutti e due ho dato una lettera a mia firma come “Rete in difesa dell’umanità” e anche come “Comitato intenazionale, per la lilbertà dei cinque cubani”. Nella lettera ho chiesto un intervento umano e culturale per quanto riguarda il loro caso. Poi la diplomazia ha svolto il suo ruolo. Un grande saluto di speranza dell’umanità a questo papa che sta dimostrando una nuova maniera di vedere il mondo.

Come va inquadrata la mossa degli Usa?
Ho criticato aspramente e duramente la politica di Obama e i suoi errori. Questa volta ha prodotto l’atto più imporante da quando è presidente degli Stati uniti. Un grazie va al popolo statunitense che è stato vicino al popolo cubano. Grazie quindi al popolo cubano e alla grande rivoluzione cubana.

E poi chi ringrazi, ancora…
Il mio ringraziamento va ai cinque cubani che hanno sofferto sedici anni di detenzione inseime ai loro famigliari. Un ringraziamento anche a tutta la rete di solidarietà che si è sviluppata via via nel mondo. Le centinaia di piccole grandi iniziative, dai sit in alle presentazioni di libri sono state tutte gocce internazionali che in questi sedici anni hanno contributo a costruire l’esito che oggi abbiamo finalmente sotto gli occhi tutti. Ringrazio i compagni di Nuestra americane, Usb che come parte del sindalismo internazionale hanno dato un contributo fortissmo, Rita Martufi, e poi a tanti altri, non li posso davvero ricordare: dalla Villetta all’associazione italia cuba, e anche le organizzazioni politiche della sinstra, italiana ed europea, che hanno dato un aiuto diretto e concreto. Finisco con una battuta ma anche con un programma politico: se vogliamo difendere l’umanità deve continuare la a battaglia per la liberazione di tutti i prigirionieri politici in mano all’imperialismo. 

Gli Stati Uniti arrivano a questo passo in un momento di grande caos internazionale in cui la lotta di tutti contro tutti rischia di metterli di fronte all’imprevedibile…
Sarebbe troppo facile per un comunsita dire che questa grande vittoria evidenzia anche un momento di grande debolezza degli Usa, non voglio infierire. La politica, soprattutto in questa fase, si fa con i tempi lunghi. Quando tutti parlavano di globalizzazione noi parlavamo di competizione globale. E fino ad oggi lo sviluppo degli eventi ci ha dato ragione. E’ chiaro che la crisi economica generalizzata ha messo i nervi allo scoperto. Quando c’è il maiale grasso c’è un pezzeto per tutti. Quando il maiale è magro e malato allora comincia la guerra. In una situazione di crisi sistemica gli scenari di guerra aumenteranno ancora sotto tutte le forme, compresa quella mediatica e finanziaria. Oggi gli Stati Uniti non hanno la forza nemmeno di dieci anni fa. C’è l’Alba da dieci anni, non va dimenticato. L’Alba rappresenta in America Latina un percorso con socialismi differenti, certo, però intanto c’è un’area antimperialista che non risponde ai dettami dell’Fmi. Ci sono i Brics, poi, che pure con le loro contraddizioni sono alla ricerca del loro spazio internazionale e sicuramente non non stanno rendendo la vita facile agli Usa. A sua volta l’Ue si sta caratterizzando come costruzione di un polo imperialista. Ci sono gli Usa, certo, ma anche molti concorrenti di livello internazionale. Purtorppo le grandi crisi sistemiche si sono risolte sempre con guerre mondiali. Ormai la guida unipolare statunitense si è chiusa ed è chiaro che gli Usa sono alla riceca di nuovi equilibri. La Rete in difesa dell’umanità ha proddotto un documento che si può trovare sul sito.

La crisi economica non sembra più controllabile. Quali scenari si prospettano? 
E' difficile stabilirlo. Si acentuerà la crisi, questo sì. La parola in questo momento sta ai lavoratori. E’ questa, in fondo, la novità. Se riusciamo a trasformare la crisi dell’Unione europea in una possibilità per i lavoratori e creare condizioni di lotta e di speranza per un’alba mediterranea allora possiamo pserare di bloccare il liberismo, e i danni che sta producendo su scala mondiale. Cerchiamo di imparare dall’America Latina e dall’Alba, dalla Bolizia e dal Mas, dal Venezieula, tanto per citare qualche realtà in cui il protagonismo dei popoli e delle masse sta producendo risultati concreti.

Come metti in relazione il risultato conseguito oggi con il tuo passato in quell'alveo della sinsitra dalle grandi lotte ed esperienze degli anni settanta?
Oggi come ieri per la nostra generazione sono state e sono centrali le battaglie per la libertà. Un obiettivo che abbiamo perseguito sotto mille forme. Oggi il contributo prodotto è un tassello che in qualche modo si inserisce in una fase mondiale di grande riliero. E quindi assume una forza determinante e nuova. Dobbiamo prendere gli elementi positivi e continuare sulla nostra strada contando sul fatto che alcune cose appartenenti alla nostra analisi oggi vengono confermate in pieno.

 

19 dicembre 2014
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