I "Quaderni CESTES": Disponibile il nr. 17

Nell'ambito del Primo Ciclo di Formazione Cestes e USB: disponibile il Quaderno nr. 17 "Il movimento indipendente dei lavoratori nella crisi del capitale"

PREMESSA

Che siamo dentro una crisi di tipo sistemico se ne sono accorti ormai tutti;hanno provato negli ultimi anni, quando questa verità non emergeva ancoracon la dovuta forza, a dire che sarebbe stata presto superata dalle capacitàrigenerative del “mercato”, che sarebbe stata come tutti i momenti di mancatacrescita che si erano susseguiti dagli anni ’90; in particolare Berlusconied il suo Governo si sono sbracciati per mesi a dirci che il peggio era passato,che eravamo ormai alla fine del tunnel ed alla vigilia di una vigorosa ripresa.E’ indubbiamente vero che non è la prima volta che l’economia capitalista,ed i lavoratori con essa e più di essa, attraversano una fase di crisi: quelladegli ormai lontani anni ’70 ma anche quella più recente degli inizi deglianni ’90, che in Italia ha partorito la nefasta concertazione sindacale; lecrisi apparentemente non esplosive, latenti ma laceranti per l’occupazionee lo Stato sociale, che hanno caratterizzato questo primo decennio delsecolo. Tutti momenti che hanno segnato la condizione del lavoro dipendente,e non solo, ma che in qualche modo sono stati se non superati sicuramentegestiti in modo tale da smentire le previsioni apparentementepiù catastrofiste.La mancata precipitazione ha fatto pensare ai lavoratori del nostro paeseche comunque questo modello economico fosse l’unico possibile e che fossesufficiente aspettare “pazientemente” ed accettare quello che le forze economicheed istituzionali andavano dicendo e facendo nei vari momenti di crisiche si sono succeduti. In realtà la mancata precipitazione delle diverse fasidi crisi è stata ottenuta sostanzialmente rinviando nel tempo le contraddizioniche si andavano accumulando, in particolare in quest’ultimo decennio, usandola leva della finanziarizzazione, come viene spiegato nei diversi capitoli diquesto quaderno, che permetteva attraverso l’indebitamento individuale e pubblicodi limitare gli effetti della continua riduzione del reddito dei lavoratoridipendenti e variamente occupati.Il gioco però non poteva, prima o poi, non trovare un limite, e questo èesattamente quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Non è, dunque,una crisi come le altre è, potremmo dire, la somma di tutte le altre, i cui caratterisono tanto strutturali quanto visibili, ovvero poco mistificabili da chivuole spacciare questo stato di cose come congiunturale, transitorio e sanabile.Una crisi, dunque, che si “nutre” di un contesto irreversibilmente diversodai precedenti, con un carattere sistemico dove la gestione delle contraddizioni da parte dei poteri finanziari, economici e politici risulta molto più difficileproprio all’interno delle cosiddette economie capitaliste sviluppate.

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26 aprile 2012
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