La salute come merce di scambio. Vasapollo: la riapertura delle fabbriche concessa a causa delle pressioni di Confindustria

(di N. Galiè)

 

Sono contraddittorie e avventate le misure che il governo ha preso per il 4 maggio. Si tratta di un regalo ai padroni e si sarebbe dovuto fare qualcosa di diverso. Solo mettendo in discussione la gabbia dell’Unione Europea, sarebbe stato possibile trovare risorse adeguate ridistribuendo la ricchezza sociale a tutti. È questa la posizione di Luciano Vasapollo – docente di economia alla Sapienza che dirige, insieme a Rita Martufi , il CESTES – intervistato dal FarodiRoma a proposito della tanto decantata fase 2 annunciata ieri dal governo. Lo studioso, militante rivoluzionario e caposcuola marxista, ha spiegato come “tutta la gestione da parte del governo dell’emergenza dovuta al coronavirus abbia dimostrato la sua sudditanza alla logica del profitto e degli imprenditori, tutelando gli interessi di Confindustria e Confcommercio”. “Si tratta, dunque, della cronaca di una morte annunciata del mondo dei lavoratori”.

È lampante come il problema non fosse rappresentato dai pochi cittadini, che magari uscivano a correre, ma dalla resistenza padronale alla chiusura delle fabbriche e delle attività produttive. Infatti, ha spiegato Vasapollo, si deve denunciare il fatto che non stato è un caso se la malattia si sia diffusa maggiormente nelle regioni industrializzate del paese: “la regione Lombardia, infatti, ha scelto la logica di andare a lavorare a tutti costi nel momento in cui il virus si era ampiamente diffuso e già erano stati presi i primi provvedimenti di distanziamento fisico in Italia”. Infatti, ha ricordato lo studioso, “la mattina presto c’era la fila nelle metropolitane e le fabbriche erano piene, nonostante le raccomandazioni del comitato tecnico scientifico. Purtroppo, ha aggiunto Vasapollo, “questa gestione orientata al profitto ha causato più malati e più morti: è questo il risultato atroce della logica del profitto e del capitale”.

Questo fatto è stato denunciato da mesi dall’importante economista e ora anche autorevoli report lo stanno confermando. “Le vittime sono concentrate nelle zone industriali, in cui sono presenti le piccole, medie e grandi imprese e in particolare nei distretti di Crema, Brescia, Bergamo, alcune zone della Romagna e delle Marche”. “Sono tutte zone in cui la concentrazione operaia e delle fabbriche è più ampia, come nelle nuove aree in cui si espande la nuova catena del valore”, ha aggiunto Vasapollo facendo riferimento alla realtà di Piacenza, un’altra zona dove il coronavirus si è particolarmente diffuso.

“Non è un caso e non può essere una casualità”, ha ribadito Vasapollo, che il virus abbia duramente colpito le aree del paese in cui la concentrazione dei lavoratori era maggiore e dove, nonostante le raccomandazione degli scienziati e dei virologi, non è stato immediatamente abolito l’obbligo di andare a lavorare. Quello che si sarebbe dovuto fare, ha spiegato l’economista, era quello che gli studiosi non conformi, la Rete dei Comunisti, i membri del Capitolo italiano degli Intellettuali e Artisti dell’Umanità, che Vasapollo ha contribuito a costituire, avevano da subito individuato: “privilegiare la sanità al calcolo economico, ossia subordinare le ragioni dell’economia alla scelta politica”. “Questi sono gli insegnamenti che ci vengono costantemente dal Venezuela e da Cuba, che ha inviato i propri medici in Italia per darci una mano, in uno spirito di solidarietà e cooperazione internazionale”.

Le richieste dell’USB e dei sindacati conflittuali e di controtendenza erano “salario pieno, lavoro zero”. Tuttavia, il governo ha imboccato un’altra strada perché, per fare questo, era necessario rompere con la gabbia dei parametri europei, così come Vasapollo chiede da sempre. “Sarebbe stato necessario predisporre un salario universale finanziato dallo stato, di cui gli operai, i contadini, gli impiegati, i piccoli imprenditori, piccoli artigiani, ecc., avrebbero dovuto disporre per far fronte a questa terribile emergenza”. Vasapollo ha anche avvertito dei pericoli che la crisi del coronavirus porta con sé, dietro l’angolo: “le categorie più fragili verranno risucchiate e la crisi economica porterà ad un ulteriore inasprimento della lotta interna alle fazioni del capitale: i grandi monopolisti acquisiranno e rimpiazzeranno le piccole imprese e attività: Il capitale grande si mangerà il capitale piccolo; si amplierà la schiera dei disoccupati, dei lavori atipici, del lavoro in nero, del lavoro schiavistico ”. Infatti, un’ulteriore centralizzazione del capitale rappresenta un grave pericolo per la democrazia.

Vasapollo ha voluto parlare anche del tema dell’Europa, su cui la politica italiana si è contorta con un dibattito surreale sul MES. Conte, ha spiegato l’economista, “ha presentato come se fosse una vittoria quella che è stata invece una capitolazione su tutta la linea”. “Si tratta”, ha aggiunto Vasapollo citando un bellissimo romanzo di Gabriel García Márquez, “della cronaca di una morte annunciata”. “Il governo, infatti, sapeva e era consapevole che avrebbe dovuto cedere ai voleri della borghesia transnazionale europea, agli interessi delle grandi banche tedesche e agli interessi dei paesi del nord Europa”.

Tuttavia, ha spiegato Vasapollo, “si sarebbe potuto fare una cosa semplicissima; la monetizzazione del debito. Ossia, così come anche raccontato in chiave cinematografica dalla “Casa di Carta”, la Banca Centrale avrebbe dovuto dare dei soldi all’Italia e a tutti i paesi del mediterraneo senza che si aumentasse il debito. Questo sarebbe stato di fondamentale importanza poiché più debito significa strozzamento dell’economia italiana: per molti anni, infatti, il massacro sociale, di cui abbiamo già visto gli effetti, decretato dall’UE sarà ancora più aspro. Tutto questo avrà ricadute in termini di tagli alla sanità, all’istruzione, contrazione dei diritti sociali. Si sarebbe dovuto battere moneta per andare incontro alle esigenze di chi è stato costretto a chiudere, al piccolo commercio, alle piccole imprese, all’artigianato. Dopo aver garantito un reddito a tutti, si sarebbe potuta far ripartire l’economia”. Nei prossimi anni dovremo lavorare per ripagare gli interessi sul debito a vantaggio delle banche tedesche e del nord Europa. Tuttavia, il governo ha preferito applicare il “welfare dei miserabili” distribuendo, solo ad alcuni e con notevoli ritardi, seicento euro.

Andando nel dettaglio dei provvedimenti della fase 2, Vasapollo ha spiegato come si trattino di decisioni piuttosto pericolose e ancora una volta orientate al profitto. “Ripartono le industrie, riparte il commercio e già sappiamo, Conte ci ha avvisato di questo, che potranno ripartire i contagi e, quindi, purtroppo anche i morti. Sull’altare del profitto si sacrificano i lavoratori”. Anche i provvedimenti più minuziosi sono inseriti entro la logica del profitto; “ad esempio si deve fare attenzione a correre nei parchi, ma riprende lo sport professionistico, come il calcio, dove girano un sacco di soldi”. “Noi, per andare a trovare un figlio o un nipote, avremo bisogno di mille autocertificazioni, ma per il profitto e per il massacro del mondo del lavoro, tutto è permesso”, ha ribadito Vasapollo.

Un esempio di questa schizofrenia, individua Vasapollo, è nella politiche riguardo le chiese. “Andare a sentire la messa, soprattutto nelle comunità più isolate, è un qualcosa di comunitario e solidale, oltre che spirituale”. Si sarebbero potuto trovare delle soluzioni, come si farà per i bar e per i ristoranti.

Tuttavia, un altro elemento inquietante, ha voluto concludere Vasapollo, si può individuare nella contrazione di diritti fondamentali, cui l’emergenza coronavirus così gestita sta conducendo. “Il 25 aprile sono stati denunciati dei militanti dell’USB che attaccavano, nel rispetto delle misure di contenimento del virus, dei manifesti, a Napoli e a Milano, in cui si commemorava la Resistenza”, su cui, fino a prova contraria, si basa la democrazia del nostro paese. Ma sono dei piccoli esempi, ha aggiunto Vasapollo, perché si utilizzerà l’emergenza coronavirus per restringere ancora di più il diritto di sciopero e la mobilitazione dei lavoratori. “Andiamo contro quella che sarà la dittatura del coronavirus, dove al virus si aggiungerà il disciplinamento sociale per aumentare la produzione e i profitti della grande finanza, non certo per ridistribuire la ricchezza sociale al popolo”.

Tuttavia, ha aggiunto Vasapollo, le critiche al governo non possono farci dimenticare l’opposizione. “Meloni e Salvini, cui sono noti gli orientamenti sciovinisti e reazionari, avrebbero proposto probabilmente forme ancor più gravi di restrizione dei diritti e forme ancora più coercitive, sebbene cavalchino in chiave reazionaria la critica all’Unione Europea”. “Si deve uscire dall’UE, ma sul modello progressista dell’Alba bolivariana” ha ribadito Vasapollo, che da anni si batte per un’Alba Euro Afro Mediterranea, in grado di unire i lavoratori e i popoli sulla base della complementarità e della solidarietà. Un modello in cui si riconosca la superiorità dell’umanità sull’economia e dove alla logica del profitto si antepongano i diritti sociali .

Vasapollo ha, infine, annunciato che il Primo Maggio, giornata dei lavoratori, l’USB farà una video giornata di lotta, non di mera celebrazione, di 8/9 ore, non solo con interventi di sindacalisti, lavoratori, movimenti sociali, ma anche con la partecipazione di poeti, scrittori, cantanti e artisti per contrastare questo governo e l’Unione Europea.

www.farodiroma.it/la-salute-come-merce-di-scambio-vasapollo-la-riapertura-delle-fabbriche-concessa-a-causa-delle-pressioni-di-confindustria-di-n-galie/

14 maggio 2020
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