Terroni e Campesindios

Da Sud a Sud, per una educazione alla Democrazia popolare della terra.

Con una forma quasi narrativa e con tono molto coinvolgente, l’economista calabrese traccia ildramma contadino del Mezzogiorno d’Italia e delle Ande dal secolo scorso fino ai nostri giorni.

La radicale critica a forme, pur diverse, di colonialismo si accompagna al grande respiro diuna interpretazione antropologica dell’economia e apre ad orizzonti possibili di giustizia.Il presente volume fa seguito al precedente Dagli Appennini alle Ande.

È l’incontro con gliindios andini, in specie boliviani, che, affrancati dalla schiavitù del lavoro in miniera, sonotornati pienamente contadini, a far intuire a Vasapollo la grande possibilità di un presentefuturoin cui ci sia una vera riappropriazione economica e culturale della terra da parte deicontadini dell’intero pianeta.

La proposta, sorretta dall’analisi economica, è radicale: essere fieri dei terroni in Italia e deicampesinos indios in America Latina, chiamati campesindios.

Per «vedere» un futuro possibile bisogna però chiamare per nome i disastri e le catastrofi.Non riconoscere che il Mezzogiorno d’Italia ha subìto un esproprio coloniale da parte deigoverni e delle forze economiche che hanno gestito l’unità del paese, proprio mentre siamofreschi del centocinquantesimo anniversario, ostacolerà irrimediabilmente la possibilità di un cambiamento.

Occorre contestare all’Europa di oggi una pratica coloniale all’esterno,con la partecipazione a guerre dirompenti, e all’interno dell’Unione stessa con sacche disfruttamento che scavalcano qualsiasi diritto umano.

Il giudizio critico radicale contro le differenti forme di capitalismo coloniale, nella nostrastoria peninsulare come nelle relazioni atlantiche, non è separato dalla coscienza della ricchezzadei mondi contadini, mondi che non vanno relegati all’archeologia secondo unamentalità produttivistica, che ha mostrato tutta la sua inefficienza e forma distruttiva, maravvisati come occasioni del presente e del futuro.

È così che vivere sulla terra, sapere che ci è vissuta la famiglia del proprio padre e del nonnocostruisce un legame che non può essere spezzato da un recinto che sorge dal nulla, da uncontratto di compravendita, da un decreto di appropriazione. Ettore nel Sud assolato dell’Appennino,Xavier sui tetti delle Ande hanno lottato per questo, ancor più che per la libertàdallo straniero o l’unità della patria.

Hanno lottato perché le terre su cui abitavano, sucui avevano costruito le proprie case, diventassero «il loro paese».

23 maggio 2012
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