TRATTATO DI CRITICA DELLE POLITICHE PER IL GOVERNO DELL’ECONOMIA PIANO,MERCATO E PROBLEMI DELLA TRANSIZIONE

METODI DI ANALISI DEI SISTEMI ECONOMICI LOCALI E SETTORIALI

di Luciano Vasapollo, Edizioni Efesto, Roma, 2018

Piano contro mercato capitalistico. Tutt’altro che una dicotomia del passato, la discussione tra diversi sistemi e modelli economici produttivi torna, prepotentemente, centrale nel mondo di oggi, in un contesto segnato continuamente dall’eccezionalità, dall’emergenze, ora a causa degli effetti del conflitto capitale natura, ora per la tragedia della pandemia internazionale da COVID 19, ora per gli sviluppi delle relazioni internazionali e degli equilibri mondiali. Le società che adottano la pianificazione, nel quadro della prospettiva della transizione, oggi rompono la retorica che, agli inizi degli anni Novanta, voleva la storia conclusa, con la piena naturalizzazione dei rapporti di produzione e sociali capitalistici. Quella di “transizione” è senza dubbio una nozione da recuperare e attualizzare oggi, concependola nella sua intrinseca pluralità: sono, infatti, molteplici i processi di transizione, nei diversi contesti, con diversi rapporti di forza, con diverse modalità di presa e gestione del potere, con gradi diversi di socializzazione delle forze produttive.

Lo sviluppo di nuove forme di organizzazione della produzione risponde alla necessità di “rimuovere l’ostacolo” che i rapporti di produzione costituiscono per lo sviluppo delle forze produttive. In tal modo, negli ultimi venticinque anni, abbiamo assistito alla diffusione delle filiere produttive a carattere internazionale, ossia di una serie di operazioni di trasformazione che permettono di produrre beni e prodotti in forma diversa rispetto all’epoca fordista-taylorista, incentivando i settori più soggetti alla competizione globale e a maggiore contenuto di valore. La filiera si identifica come ciclo a carattere produttivo di tipo spazio-temporale che riesce a valorizzarsi nei contesti dove più deboli sono le contraddizioni fra Capitale e Lavoro.

Le imprese tendono ad assumere una struttura integrata sia nel campo della produzione che in quello dei capitali: la “globalizzazione finanziaria” ha, così, inciso sulla vecchia struttura organica dell’impresa, aprendo all’esternalizzazione di varie funzioni e fasi dell’intero processo lavorativo. Filiere produttive, distretti industriali internazionali, sono i nuovi strumenti dell’imperialismo economico e del dominio economico globale. Diversi spazi di dibattito si sono aperti anche per riflettere sul presente, per analizzare il carattere delle vie d’uscita dalle crisi finanziarie, sul futuro delle istituzioni democratiche, sulla presunta scomparsa delle sinistre e delle destre e delle nuove concezioni della politica, sull’etica della democrazia e della gestione pubblica, o sulle nuove forme della lotta di classe che sta dietro alle riformulazioni strutturali del capitalismo attuale.

Oggi le soggettività che vogliano porsi nella prospettiva strategica del superamento del modo di produzione capitalistico, ovunque esse operino, a Cuba o nel cuore del polo imperialista europeo, non possono in nessun modo eludere queste questioni: la transizione, il rapporto tra teoria e prassi politica, tra strategia e tattica, la pianificazione come forma concreta che prende il processo di transizione. Pianificazione che, nuovamente, assume certe caratteristiche a livello teorico ma subito dopo va calata nei contesti concreti, trovando in essi il modo di arricchire la teoria. Tra decentramento e centralizzazione, ad esempio, il rapporto corretto non può essere dato puramente a livello teorico ma l’equilibrio si trova nelle condizioni concrete; ma lo stesso vale ad esempio per l’applicazione delle innovazioni tecnologiche. Gli esempi cinese, cubano, venezuelano, ecc. dimostrano la vitalità e l’imprescindibilità, oggi, di un modello di sviluppo che ponga al centro gli obiettivi sociali sulle ragioni individuali, proprietarie, di profitto.

Questi sono dunque problemi cruciali, su cui i militanti, gli attivisti, gli intellettuali, i simpatizzanti delle organizzazioni di classe non possono fare a meno di confrontarsi, formarsi e riprendere un’elaborazione troppo spesso dimenticata, soprattutto in Europa.

 

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