Operai e studenti insieme contro la Nato e il governo Draghi, per fermare la guerra e lo sfruttamento.
“Studenti e lavoratori insieme in piazza per sfilare contro la guerra voluta da due opposti imperialismi e che rischia di travolgere tutto, con evidenti vantaggi per il comparto militare industriale i cui partner politici a Washington e Bruxelles gettano benzina sul fuoco. Ed anche in fifesa dei lavoratori impoveriti dalla crisi di cui pagano da soli il prezzo mentre il governo Draghi prevede ristori per chi li colpisce avvalendosi dello sblocco dei licenziamenti deciso dal governo Draghi. Infine in appoggio alle rivendicazuoni degli studenti che rifiutano la logica di privatizzazione dei saperi con l’avanzata delle università dipendenti dal mondo dell’industria e dell’alternanza scuola lavoro che mette a rischio la vita dei ragazzi”. Luciano Vasapollo sintetizza così i motivi dello sciopero generale di oggi promosso dal sindacato USB con Potere al popolo e una miriade di movimenti studenteschi tra i quali il più rilevante è Cambiare rotta. L’economista della Sapienza, membro del capitolo italuano della Rete di intellettuali esrtisti in difesa dell’umanità nonché vicepresidente dall’associazione Rotondi per un giornalusmo di pace che promuove questo giornale online, ha partecipato alla manifestazione a piazza della Repubblica e alla successiva marcia contro la guerra nel cenyro di Roma. “E’ stato molto coinvolgente vedere rsgazzi molto giovani e lavoratori camminare uniti nella richiesta di salvare la pace e la dignità umana messa a rischio dalla politica espansionistica della Nato e dall’asservimento al capitale del governo atlantusta di Mario Draghi”.
Ad astenersi dal lavoro oggi sono state, informa un comunicato, “tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori coinvolti nella raccolta, produzione, commercializzazione, trasporto, distribuzione e logistica delle merci sull’intero territorio nazionale”.
“Lo sciopero nazionale di tali settori – precisa il documento – è stato indetto sulle seguenti motivazioni:
Per l’aumento di salari e pensioni a tutela di lavoratori e pensionati dalla speculazione e dall’inflazione divenute ancora più aggressive con l’avvio del conflitto in Ucraina.
Per l’introduzione del salario minimo di 10 euro, contro il lavoro povero e contro gli appalti che permettono ai padroni di imporre condizioni di moderno schiavismo.
Per il ritorno a una politica economica fatta di investimenti pubblici e nazionalizzazione dei servizi strategici a difesa dell’occupazione e del tessuto industriale, contro gli “aiuti di stato” a vantaggio di imprese e speculatori, come nel caso di Acciaierie Italia, ITA e in base a quanto previsto nel PNRR.
Per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, più controlli, forti penalizzazioni per i padroni che non osservano le norme e più tutele per gli RSU/RLS che denunciano illeciti e situazioni di pericolo e nocività.
In questo momento vogliamo ricordare che la storia del movimento operaio italiano è lotta per la pace e la coesistenza, contro le politiche di riarmo, la guerra e per la soluzione politica dei conflitti”