RAPPORTO DI RICERCA PER UNA VISIONE DEL QUADRO DI RIFERIMENTO STRUTTURALE DELLE POLITICHE ECONOMICHE DELL’UNIONE EUROPEA E IL RELATIVO AUMENTO DELLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI
Iniziando dall’analisi della ricchezza prodotta annualmente da ciascun Paese membro della UE, e quindi all’andamento del PIL reale, tra il 2007 ed il 20171, è possibile riscontrare evidenze assai articolate, ma quasi tutte ben lontane da tassi di crescita significativa (eccezion fatta per Paesi come Polonia, Romania, Slovacchia, Irlanda o Bulgaria; certamente Paesi ben lontani da rappresentare il cuore economico e produttivo UE). Registrano saldi negativi la Grecia (- 2,9%), l’Italia (-0,6%), il Portogallo (-0,1%), la Croazia (- 0,2%). Per il complesso degli altri Paesi UE, si registrano tassi di crescita vicini ad una situazione “stagnante” (o, comunque, non superiore all’1%), con eccezioni significative a livello macroeconomico rappresentate da Germania (1,2%) o Regno Unito (1,1%). Guardando ai dati in termini di crescita reale del PIL nel biennio 2018 – 20192, i dati sicuramente più interessanti sono quelli riguardanti la Germania, che passa da una crescita di 1.5 del 2018 (di molto inferiore al tasso di crescita dell’anno precedente, pari a 2.5, e in generale alla media dei paesi UE e dell’Eurozona) ad un livello estremamente contenuto pari a 0.6, certificando l’insorgere anche nella locomotiva tedesca di una recessione che va intesa come conseguenza del proprio modello mercantilista.
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