JESCE SOLE… LA STORIA INSEGNA A ESSERE DI PARTE: VIVERE IL SUD DI CLASSE NEL PLURIPOLARISMO

a cura di

Rita Martufi e Luciano Vasapollo

 

La cosiddetta “economia pura” (ammettendo che esista come uno statuto scientifico in un senso formale ed esplicativo della realtà)  non riesce a offrire una teoria del modo di produrre del capitalismo (MPC) nelle sue forme di movimento, leggi e tendenze per ogni epoca (che è precisamente il livello di astrazione raggiunto da Marx ne Il Capitale). Ma è necessario in effetti passare alla pratica, con una serie di casi concreti, per comprendere l’attuale fase di globalizzazione della produzione e della riproduzione sociale in termini capitalistici, considerando la teoria del modo di produzione capitalistico come un processo globale.

La questione della disparità del livello tecnologico nelle diverse economie, all’interno dei sistemi produttivi, è stata definita come una condizione essenziale delle conseguenti differenze nei livelli salariali, soprattutto a causa della difficoltà di riprodurre identiche condizioni tecniche negli Stati. Da questa condizione di netta separazione, di una dicotomia Nord-Sud tutto all’interno del conflitto capitale-lavoro, saranno maggiormente danneggiati i paesi che presentano forme di produzione capitalistiche ma con connotati meno avanzati, ovviamente caratterizzate da livelli di tecnologia applicata sicuramente più arretrati rispetto ai sistemi capitalistici maturi. La conquista di nuovi mercati, la distruzione dei mercati concorrenti, gli obiettivi egemonici nel contesto internazionale, il keynesismo militare nel conflitto interimperialista, sono l’elemento chiave su cui si è basato un processo di convergenza tra le ragioni fondamentali del modello capitalista e quelli di una scienza largamente subordinata, che nella sua (finta) neutralità ha una posizione pienamente partigiana, coincidente con le strutture economiche e di potere prevalenti. 

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